Grassano è un paese della provincia di Matera, in Basilicata. Nonostante sia uno dei paesi più importanti della zona, in passato fu anche una delle sedi dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, è sostanzialmente sconosciuto ai più e solitamente si scopre leggendo il libro “Cristo si è fermato ad Eboli” di Carlo Levi, come è accaduto a me.
«…bianco in cima ad un alto colle desolato,
come una piccola Gerusalemme immaginaria nella solitudine di un deserto»
E mentre leggevo più volte mi è venuta la curiosità di vedere foto o video del paese, di saperne qualcosa di più. Per questo di seguito raccolgo video, storie, curiosità ed informazioni utili su Grassano.
video e documentari
Questo breve video mostra una ripresa aerea del paese di Grassano fatta con un drone, visuale che dall’alto permette di farsi una buona idea di come sia effettivamente il paese.
La Vox Populi è un’associazione di giovani del posto che si danno da fare sia per far conoscere il loro amato paese sia per promuovere un dialogo costruttivo.
Su Youtube hanno anche pubblicato una serie di video “Vieni a Grassano” in cui raccontano la vita in paese.
Questo seguente poi secondo me è il più interessante: è un documentario realizzato da due ragazze del posto che con un montaggio interessante presentano interviste e testimonianze delle persone del posto alternate a spezzoni di vecchi filmati e vecchi documentari. I tempi sono cambiati, le occasioni sono passate e svanite, le poche fabbriche hanno chiuso, e la disperazione rimane.
L’ultima frase è la pietra tombale:
“Ho viaggiato in lungo e in largo l’Italia. I miei figli li ho preparati a partire. Ultima generazione di immigrati: anziché partire con la valigia di cartone e lo spago partiranno con il computer portatile, ma dovranno comunque partire.”
“gli americani”
Il tema dell’emigrazione era spesso citato anche da Levi nel suo libro: “gli americani” erano quei contadini che erano emigrati in cerca di fortuna negli Stati Uniti, che avevano vissuto e lavorato lì, e che poi per un motivo o per un altro tornavano al paese d’origine e lì rimanevano. La cosa interessante è che tutti quelli che tornavano dopo pochi mesi dimenticavano lingua usi e costumi americani e venivano completamente riassorbiti dagli usi e vita locali, come se non fossero mai partiti. In molti però rimanevano rimpianti e ricordi.
Molti altri invece non tornavano: capitava spesso che giovani uomini sposassero ragazze del posto e partissero per l’America dopo il matrimonio, scrivevano il primo anno, scrivevano il secondo anno, poi di loro non si avevano più notizie, si erano costruiti un’altra vita in America, con nuovi affetti. Quindi capitava che figli crescessero senza il padre ormai lontano.
Ma la comunità grassanese in America è rimasta, nuove generazioni sono cresciute, e come spesso capita nel nuovo mondo ai figli volenterosi di poveri emigrati italiani le nuove generazioni nate sul posto raggiungono traguardi insperabili in patria: ad esempio il sindaco di New York Bill De Blasio ha origini italiane, sua nonna era di Grassano e suo nonno di Sant’Agata de’ Goti, ed emigrarono all’inizio del secolo scorso.
Dopo un primo momento di orgoglio nazionalistico per questo discendente di umili emigranti italiani che è riuscito a diventare sindaco della più importante città americana bisogna però poi ricordare che De Blasio è uno dei principali responsabili del progressivo declino di New York City: sotto la sua irresponsabile guida la città è diventata progressivamente più sporca (e già prima non è che fosse un modello di pulizia) e soprattutto più insicura. Non è certo un problema personale di De Blasio: ci sono situazioni simili in tutti gli Stati Uniti, negli stati e città governati da fanatici ideologi di sinistra.
Vedi anche il mio approfondimento sulla sicurezza negli USA.
Le storie che racconta Carlo Levi sono degli anni ’30, quindi tra le due guerre mondiali, comunque il fenomeno dell’emigrazione è proseguito anche dopo, magari verso il nord Italia o paesi europei come la Germania.
la tragedia ferroviaria di Grassano
Purtroppo Grassano in passato divenne famoso anche per un bruttissimo incidente ferroviario: alle 5:35 del mattino del 20 ottobre 1888 il treno 265 partito la sera prima da Napoli diretto a Taranto si scontra contro i resti di una immensa frana caduta poche ore prima sulla linea ferroviaria tra le stazioni di Grassano e Grottole. La frana era poco dopo una curva e il macchinista si accorse dell’ostacolo troppo tardi: deragliano 14 carrozze, si salvarono solo le ultime 2 di coda, dove per fortuna si trovavano diversi carabinieri e militari che prestarono immediatamente i primi soccorsi, salvando così parecchi passeggeri. Fu comunque una tragedia in cui morirono moltissime persone: per molti anni rimase il peggior disastro ferroviario in Italia. Ne seguì una causa contro l’amministrazione delle ferrovie: il punto era che la frana era caduta qualche ora prima del passaggio del treno e il cantoniere che doveva sorvegliare la tratta non se ne accorse (pare fosse assente) e non comunicò per tempo l’ostacolo bloccando la circolazione. A leggere i giornali di quei giorni pare anche che due settimane prima un ingegnere avesse segnalato pericolo di frane in quel punto, ma la segnalazione venne ignorata. L’unico che finì in prigione fu il cantoniere, e la società ferroviaria non pagò nessun risarcimento.
Cercando “Grassano” nell’archivio storico del Corriere della Sera si trovano molti articoli su questo incidente ferroviario e sul processo che ne seguì.
Sull’argomento è stato anche pubblicato un libro: “Il treno del bel canto – il disastro di Grassano del 1888”, ma è difficile reperirlo. “Il bel canto” del titolo si riferisce al fatto che sul treno viaggiava una compagnia di canto diretta a Corfù.
Cristo si è fermato ad Eboli
A parte De Blasio e i cavalieri di Malta e il dimenticato disastro ferroviario del 1888 comunque Grassano è famoso soprattutto per essere stato uno dei due paesi dove Carlo Levi venne mandato al confino dai fascisti a metà degli anni ’30 e per essere quindi sempre presente nel suo libro Cristo si è fermato ad Eboli.
Il libro racconta la vita tragica dei contadini lucani negli anni ’30 del ‘900 come li vide l’autore durante il suo esilio a Grassano e Aliano, dove fu mandato al confine a seguito dell’arresto per attività antifascista. A leggerlo oggi sembra incredibile, ma la vita di quei poveri contadini dimenticati dallo Stato e da Dio era veramente dura e misera: io personalmente ho trovato molto toccanti diverse pagine.
Il titolo, Levi lo attribuisce alla cultura lucana:
«Noi non siamo cristiani, – essi dicono, – Cristo si è fermato a Eboli».
Cristiano, nel loro linguaggio vuol dire uomo: e la frase proverbiale che ho sentito tante volte ripetere, nelle loro bocche non è forse nulla piú che l’espressione di uno sconsolato complesso di inferiorità. Noi non siamo cristiani, non siamo considerati uomini, ma bestie, bestie da soma, e ancora meno che le bestie, i fruschi, i frusculicchi, che vivono la loro vita diabolica o angelica, perché noi dobbiamo invece subire il mondo dei cristiani, che sono di là dall’orizzonte, e sopportarne il peso e il confronto.
Levi definisce la condizione dei contadini della Lucania come anteriore alla storia: essi non partecipano della Storia, da cui li esclude il sistema sociale, essi sopravvivono, con l’unica possibilità di soffrire collettivamente.
Questa fraternità passiva, questo patire insieme, questa rassegnata, solidale, secolare pazienza è il profondo sentimento comune dei contadini, legame non religioso, ma naturale. Essi non hanno, né possono avere, quella che si usa chiamare coscienza politica, perché sono, in tutti i sensi del termine, pagani, non cittadini: gli dèi dello Stato e della città non possono aver culto fra queste argille, dove regna il lupo e l’antico, nero cinghiale, né alcun muro separa il mondo degli uomini da quello degli animali e degli spiriti, né le fronde degli alberi visibili dalle oscure radici sotterranee.
Il contenuto a volte è come un pugno allo stomaco, ma è scritto benissimo, e a mio avviso va letto, specialmente se noi “uomini del nord” (io come romano così sono visto da quelle parti) vogliamo provare a capire l’annosa e irrisolta “questione meridionale”.
Dal libro nel 1979 venne anche tratto un film omonimo in cui Levi è interpretato da Gian Maria Volonté.
Sempre sull’argomento vedi anche la mia pagina su Matera com’era nel passato e sull’altro paese in cui si svolge la storia del libro: Aliano (che nel libro compare come Gagliano).
mappa e come arrivare
Per capire meglio dove si trova Grassano si può partire proprio dal concetto espresso dal libro:
informazioni utili
Maggiori informazioni si possono trovare in questa brochure pubblicata dal comune di Grassano:
Vedi anche cosa vedere in Italia.
Photocredit immagine di copertina: Wikimedia